La linfoadenectomia retroperitoneale, consiste nell’asportazione di tessuto nel retro peritoneo (distretto anatomico dove si trovano i reni e i grossi vasi sanguigni come la vena cava inferiore e l’aorta per il suo tratto addominale) che contiene i linfonodi che drenano la linfa proveniente dal testicolo, secondo una disposizione topografica precisa e dipendente appunto dal lato della malattia.
L’indicazione all’intervento può riguardare alcuni pazienti con malattia non-seminomatosa iniziale ed i pazienti che, dopo completamento di chemioterapia per non-seminoma, hanno un residuo di malattia superiore a 1 cm. Nel seminoma l’indicazione a linfoadenectomia retroperitoneale riguarda pochi pazienti con determinate caratteristiche, e deve essere presa in considerazione dopo accurata valutazione di tutte le alternative di trattamento.
L’approccio tradizionale per la linfoadenectomia retroperitoneale è a cielo aperto ed è strettamente condizionato dalla laparotomia che ne determina tempi di ricovero (mediamente compresi tra 6 e 8 giorni), tempi di ripresa sociale e lavorativa (mediamente 30-40 giorni).
La possibilità di utilizzare un approccio chirurgico mininvasivo (laparoscopico o video laparoscopico robot-assistito) ha significativamente ridotto la durata del postoperatorio, la necessità di terapia antidolorifica e il periodo di convalescenza.
Uno dei rischi di questo intervento è la perdita dell’eiaculazione anterograda (uscita dello sperma durante il rapporto sessuale). Un altro rischio è la formazione di accumuli di linfa (linfoceli) che si formano a seguito della rimozione dei linfonodi; per tale motivo può essere necessario mantenere in sede un drenaggio per alcuni giorni dopo la procedura.
Gli altri effetti collaterali sono quelli della chirurgia addominale, ma, in mani esperte, le complicanze generiche sono ridotte.